Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 279Mercoledì 7 agosto è in programma un incontro tra i sindacati,criptovalute il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e la stessa Stellantis sull’accordo di programma per il rilancio della filiera automobilistica italiana - ANSA COMMENTA E CONDIVIDI E ora scoppia il caso Comau. Il colosso dell’automotive, Stellantis, ha ceduto al fondo internazionale One Equity Partners (Oep) la maggioranza delle quote dell’italiana Comau, azienda globale di tecnologia, specializzata nell’automazione industriale e nella robotica avanzata con oltre 700 dipendenti in Italia e 3mila all’estero. L’operazione fa parte dell’accordo strategico stipulato durante la fusione tra i gruppi Fiat Chrysler e PSA nel 2021 e la chiusura della transazione, con Stellantis che rimarrebbe azionista di minoranza attivo, è prevista entro la fine del 2024. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy, però, su pressioni dei sindacati sta valutando «l’applicabilità della disciplina della golden power» a garanzia di uno degli asset strategici dell’Italia. La partita Comau tra il governo e Stellantis è tutta da giocare, ma non è l’unica a essere aperta e tutt’altro che risolta.Nello stesso giorno Stellantis ha dichiarato di aver chiuso i primi sei mesi dell’anno con ricavi netti per 85 miliardi di euro, in calo del 14% sul 2023, e con un utile netto di 5,6 miliardi, crollato del 48%. L’utile operativo rettificato è di 8,5 miliardi, in calo di 5,7 miliardi. Ne ha risentito anche il titolo alla Borsa di Milano, dove ha chiuso a fine giornata sul -8,7%, a 16,67 euro per azione. Dal punto di vista commerciale il colosso automobilistico ha confermato «la leadership nei veicoli commerciali, arrivando a conquistare per la prima volta la vetta per la quota di mercato in Medio Oriente e Africa» assicurandosi posizioni dominanti nelle quote di mercato in Europa e Sud America. Mentre «negli Stati Uniti, Stellantis è al primo posto nelle vendite di auto ibride plug-in e al secondo in quelle dei veicoli a basse emissioni». Oltre 20 lanci sono in programma per il 2024, tra cui quello dei primi veicoli elettrici come il SUV C10 e la T03, grazie all’accordo con la casa automobilistica cinese Leapmotor. «I primi veicoli di Leapmotor arriveranno in Europa a settembre, l’omologazione procede. Proprio oggi ho preso delle decisioni sulle questioni dei ricambi e della distribuzione. C’è grande entusiasmo tra i concessionari per l’arrivo di questo marchio» ha spiegato l’amministratore delegato di Stellantis, Carlo Tavares. «È il nostro quindicesimo marchio. Sono troppi? Se non sono redditizi ne chiuderemo qualcuno. Non possiamo permetterci di avere brand che non guadagnano». E ancora ha aggiunto: «Dobbiamo capire che se non si lasciano respirare le aziende e non si prendono le decisioni che devono essere prese per garantire sostenibilità, succederà qualcosa di brutto». Su questo accordo tra Stellantis e il gruppo cinese Leapmotor è stato interpellato anche il ministro Adolfo Urso: «Abbiamo tutte le condizioni per attrarre altri produttori (di auto, ndr). Parlo di produttori. Per chi vuole assemblare nel nostro Paese, ovviamente lo può fare, ma non è made in Italy. E noi non incentiveremo mai l’assemblaggio, il mero assemblaggio, perché credo che le risorse pubbliche debbano andare a chi produce nel nostro Paese». «Un’azienda è libera di sottoscrivere gli accordi con chi vuole» ha aggiunto Urso che è sembrato riferirsi proprio a Stellantis, ma «stiamo realizzando una politica tesa a sviluppare la produzione in Italia». Dopo questo scambio di battute a distanza è difficile dire a che punto sia arrivata l’interlocuzione tra Stellantis e il governo, in vista del tavolo sull’automotive convocato per il 7 agosto. Da un lato è sembrato che lo stesso Tavares abbia provato a gettare acqua sul fuoco, dicendo «non c’è assolutamente motivo per cui non ci debba essere un accordo» con il governo riferendosi al 7 agosto. «Abbiamo ricevuto dal ministro Urso una lettera il giorno del 125esimo anniversario della Fiat che poneva un certo numero di domande, alle quali abbiamo risposto in modo molto corretto, professionale e con buone intenzioni. Penso che queste risposte siano assolutamente le risposte che il governo italiano si aspettava da noi» ha spiegato Tavares. «Sono molto positivo», ha aggiunto il manager portoghese, sottolineando che la direzione sostenuta dal governo italiano è «la stessa» dell’azienda. «Il governo – ha osservato – vuole creare più valore nel Paese e noi ci siamo. Siamo a disposizione. La nostra missione è creare valore. Penso che sia abbastanza facile convergere». Ma al tempo stesso, Tavares ha ribadito che sono «i margini che garantiscono la sostenibilità dell’azienda» e «qualsiasi azienda che voglia tutelare la sostenibilità e l’accessibilità dei prezzi per i propri clienti deve ridurre i costi e combattere l’inflazione», delocalizzando la produzione in Paesi dove il costo del lavoro è più basso, così come inferiori, se non inesistenti sono i diritti a tutela di chi lavora.
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