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2024-12-05

Piantedosi sulle manganellate di Pisa: "Scontri casi isolati"Economia>Coronavirus,VOL il 30% dei ristoranti e negozi non riaprirà a giugnoCoronavirus, il 30% dei ristoranti e negozi non riaprirà a giugnoSecondo Unimpresa, a giugno il 30% di ristoranti e dei negozi non riaprirà: i costi fissi superano le entrate previste.di Laura Pellegrini Pubblicato il 2 Maggio 2020 alle 08:37| Aggiornato il 17 Settembre 2020 alle 13:24 Condividi su Facebook Condividi su Twitter © Riproduzione riservataCoronavirus#speakup-player{ margin: 0 !important; max-width: none !important;min-height: 85px !important; padding-bottom: 25px !important; padding-top: 10px!important;}#speakup-player:empty::after{ align-items: center; background-color:#fff; border-radius: 0.5rem; box-shadow: 0 12px 24px rgba(0, 0, 0, 0.12);font-family: sans-serif; content: 'Loading...'; display: flex !important;font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: 1; justify-content: center;min-height: 50px; text-transform: uppercase;}#speakup-player:empty{ display:block;}Secondo Unimpresa a giugno – quando è prevista la riapertura per bar, ristoranti, parrucchieri ed estetisti – il 30% dei negozi non riaprirà. Un allarme segnato dalla crisi economica e sanitaria innescata dal coronavirus e che rischia di provocare un effetto a catena. Infatti, secondo le stime, per un imprenditore su tre la riapertura è sconveniente: i costi fissi – affitti, utenze, tassa sui rifiuti e sul suolo pubblico – non vengono congelati né ridotti.Coronavirus, ristoranti e negozi non riapronoLe proteste che in questi giorni si sono susseguite in diverse parti d’Italia hanno un unico comune denominatore: molte attività di commercio al dettaglio stanno soffrendo la crisi in modo drastico. Infatti, l’allarme di Unimpresa rivela che a giugno il 30% di ristoranti e negozi terranno le serrande abbassate. Questo perché la riapertura non riesce a compensare i costi fissi che non verrebbero in ogni caso congelati.LEGGI ANCHE: Coronavirus, le regole per andare in spiaggia nella fase 2Ma il crollo del 30% di negozi, bar e ristoranti si potrebbe tradurre in un effetto a catena che andrebbe a pesa anche sul prodotto interno lordo. Si andrebbero a perdere – secondo le stime – 250 miliardi di euro. Il presupposto per il calcolo di queste somme deriva dal fatto che il 60% del Pil è legato al mercato interno, mentre che il 30% di questo mercato potrebbe subire perdite non ininfluenti.I problemi del settoreGiuseppe Spadafora, il vicepresidente di Unimpresa, ritiene che queste attività di commercio al dettaglio e di ristorazione “non hanno avuto accesso ai 25 mila euro propagandati dal governo e tutti si dovranno attenere alle nuove disposizioni sulle distanze“. In altre parole, dunque, un bar che riapre a giugno “potrà lavorare con un terzo dei clienti semplicemente perché non li potrà fare entrare nel proprio esercizio. Vuol dire anche un terzo degli incassi, ma con gli stessi costi fissi come bollette, affitti, tassa sul suolo pubblico, rifiuti”. Inoltre, conclude Spadafora, “questo è il settore maggiormente colpito dal nero, ma che di contro, mantiene una certa coesione sociale”.Ma il grande allarme è l’effetto a catena che la chiusura di questa attività provocherebbe: “Se chiudono o non riaprono migliaia di piccoli esercizi commerciali, a catena saltano per aria tutti gli altri“.Articoli correlatiinEconomiaAeroporti bloccati e voli cancellati in tutto il mondo: guasti tecnici mettono a rischio le vacanze estiveinEconomiaLe novità per la pensione di vecchiaia dal 2027inEconomiaAnalisi dei crolli in Borsa: cause e conseguenzeinEconomiaSocial card "Dedicata a te": aumento dell'importo e nuove modalità di distribuzioneinEconomiaA novembre l’edizione nr. 7 del Mese dell’educazione finanziariainEconomiaAntitrust avvia istruttoria su 6 influencer: chi sono?

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