Il padre di Giulia Cecchettin: "Abbraccerei i genitori di Filippo Turetta"

2024-12-25

Papa Francesco parla della sua salute prima della catechesi: "Sono ancora raffreddato"Parigi,investimenti 7 ago. (askanews) – Le costellazioni illuminano le nostre vite da lontano, ma sono anche tutte intorno a noi, anzi sono dentro di noi, noi ne siamo parte attiva. E lo si capisce vivendo l’esposizione dell’artista coreana Kimsooja, che alla Bourse de Commerce della Collezione Pinault ha dato una nuova dimensione allo spazio di Tadao Ando, mostrando in maniera clamorosa come si possa fare grande arte “senza opere”, ma costruendo qualcosa che è non solo un mondo, ma molti universi insieme. Nella rotonda del museo parigino Kimsooja ha trasformato il pavimento in un grande specchio, e così facendo ha spalancato un’altra dimensione, che è certamente poetica, ma è anche visionaria, nella quale le cose che conosciamo cambiano prospettiva. E così la grande cupola diventa un abisso, e così il nostro rispecchiarci diventa una sorta di viaggio nello spazio lontano, lontanissimo e bellissimo. La Fondazione Pinault ha inviato l’artista offrendole “carte blanche” – carta bianca – e il risultato è questo progetto invisibile, invendibile, semplicemente meraviglioso: “To Breathe – Constellation”. Che offre a tutti un’esperienza vera di cosa significa fare e vivere l’arte oggi, in un contesto che non deve per forza essere esperienzale. Nei piani superiori del museo sono esposte una sere di opere che fanno parte della collezione Pinault e che, anche qui, ci offrono la cifra di uno sguardo che sa cogliere le inquietudini del presente. Sotto il cappello del progetto “Le monde comme il va”, si possono incontrare una delle celebri farmacie di Damien Hirst così come un grande Ballon Dog di Jeff Koons, ma anche una serie importante di Christopher Wool e le meravigliose foto di Wolfgang Tillmans dedicate al Concorde. Ma forse l’emozione più forte, e più difficile, la proviamo quando, nella sala dedicata ai Fantasmi del passato, ci imbattiamo nell’opera Him di Maurizio Cattelan, il suo famosissimo piccolo Hitler inginocchiato che ogni volta ci costringe a fare i conti con noi stessi, prima che con chiunque altro. (Leonardo Merlini) -->

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