Trenitalia, a cosa serve davvero il check-in?Gli assistenti virtuali sono sempre più presenti nelle nostre vite,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock a casa e sul posto di lavoro. Lo sviluppo delle tecnologie però fa sorgere dubbi in merito a privacy e sicurezza.Li utilizziamo spesso per ottenere informazioni sul meteo o per impostare timer mentre cuciniamo, ma gli assistenti virtuali possono svolgere molti altri compiti di sostegno alle attività quotidiane, tanto nella nostra vita personale quanto sul posto di lavoro.Mentre per alcuni una voce incorporea come Alexa, Google assistant o Siri rappresenta solo una modalità per interfacciarsi comodamente con il proprio smartphone, altri usano anche apparecchiature esterne per usufruire al massimo delle numerose potenzialità di questi strumenti. Gli assistenti virtuali possono infatti funzionare in rete, collegandosi ai dispositivi inseriti nel loro network e controllandone diverse funzioni, permettendo così all’utente di accedere vocalmente al proprio telefono – effettuando chiamate o ‘leggendo’ la propria agenda personale – ma anche di controllare le luci di casa, attivare un elettrodomestico e molto altro.A beneficiarne sono specialmente le persone con disabilità, soprattutto ora che la comprensione del linguaggio naturale, la capacità di interpretazione contestuale delle parole dell’utente e l’integrazione hardware degli assistenti risultano particolarmente avanzate e le loro possibilità di interazione con il ‘mondo reale’ sono molteplici. I temi trattati all’interno dell’articoloUtilizzo degli assistenti virtuali sul posto di lavoro e nel settore pubblicoOpportunità per il futuroCriticità e possibili soluzioniUtilizzo degli assistenti virtuali sul posto di lavoro e nel settore pubblicoNumerose aziende fanno ricorso a strumenti simili per rapportarsi con i loro clienti, attraverso chatbot o assistenti vocali, e per sostenere digitalmente i loro dipendenti. La direzione è verso una gestione delle risorse sempre più efficiente, con l’automazione di diverse attività di routine. Ciò permette ai lavoratori di concentrarsi principalmente sui compiti per i quali è ancora necessario l’apporto umano, lasciando che siano gli assistenti virtuali a espletare le mansioni più meccaniche. È con questa finalità, per esempio, che è stato sviluppato Ovy, sistema di intelligenza artificiale in grado di rispondere alle email con un solo click.Inoltre, l’integrazione degli smart assistants interessa sempre più anche la Pubblica amministrazione. Nel gennaio 2022, ad esempio, l’Inps ha annunciato l’attivazione in via sperimentale del nuovo servizio di assistenza virtuale evoluto sulla tematica Naspi (nuova assicurazione sociale per l’impiego), con il quale intende rendere il suo servizio clienti più efficiente.Ancor più di recente, è stato annunciato il “Progetto Elena”, uno dei punti centrali di quella digitalizzazione delineata nel Piano di ripresa e resilienza. Il progetto consiste nella creazione di un assistente vocale che possa aiutare i cittadini a navigare le complessità insite nella nostra Pubblica amministrazione, una voce che permetta agli utenti di farsi strada nei meandri della burocrazia italiana e di ottenere informazioni in modo semplice e immediato. Opportunità per il futuroLe applicazioni degli assistenti virtuali sono molteplici e di varia natura – spaziano dalla vendita al dettaglio al settore dei servizi finanziari, fino ad arrivare all’ambito sanitario – e la pandemia non ha fatto che velocizzarne l’espansione.Non è infatti impensabile che, a causa di una carenza di medici e infermieri, le visite mediche meno complesse possano in futuro essere effettuate online da veri e propri avatar, “nutriti” e istruiti con le informazioni tratte dalle cartelle cliniche di numerosi pazienti. Prospettiva che risulta ancor meno irrealistica di fronte a sistemi come Aladin, un nuovo avatar multisensoriale in via di sviluppo, capace di analizzare e predire alcuni tipi di malattie e che aiuterà gli operatori sanitari nel pre-triage e non solo. Guardando al futuro, Meta – società di Mark Zuckerberg – ha inoltre annunciato il suo “Project CAIRaoke”, orientato alla realizzazione di un’intelligenza artificiale conversazionale dal linguaggio più naturale e convincente, che sarà in grado di riconoscere non solo le parole, ma anche i gesti degli utenti e che, in futuro, Meta spera possa essere integrata all’interno di specifici occhiali di realtà aumentata. Criticità e possibili soluzioniL’invasività più o meno percepibile di queste tecnologie – potenzialmente sempre in ascolto e ‘in possesso’ dei nostri dati sensibili – fa sorgere però diversi dubbi sulla privacy e sulla sicurezza, dubbi condivisi anche dal Garante per la protezione dei dati personali. Questi riguardano in particolare le informazioni acquisite dall’assistente, come sono trasferite a terzi e dove e per quanto tempo vengono salvate.Proprio per tutelare i cittadini sotto tali aspetti, l’autorità amministrativa indipendente, a marzo 2021, ha dedicato al tema una scheda informativa contenente svariati consigli. Nello stesso periodo, è intervenuta anche la European data protection board, pubblicando delle linee guida.Gli assistenti virtuali offrono quindi notevoli vantaggi e le loro potenzialità sono innumerevoli. Per poterle sfruttare al meglio, è però necessaria la condivisione di alcuni dati personali e ciò potrà condurre a seri problemi di sicurezza. Bisogna dunque prestare attenzione e tutelarsi, evitando di condividere informazioni non indispensabili, oppure mettendole a disposizione prendendo però delle precauzioni, come la modifica periodica della propria password e l’installazione di un antivirus.
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