Ucraina, le storie di donne e bambini torturati a Irpin

2024-12-15

Negoziati Ucraina-Russia, l'incontro tra Zelensky e Putin previsto in TurchiaRicorrenzeKarate Kid compie quarant'anniIl 22 giugno del 1984 usciva il film che avrebbe consegnato Ralph Macchio-Daniel LaRusso all'eternità grazie anche ai sequel e alla serie Netflix Cobra Kai© Shutterstock Stefano Olivari22.06.2024 19:45KarateKid ha 40 anni,MACD anche se rimarrà adolescente per sempre. Il 22 giugno del 1984usciva il film, da noi Karate Kid-Per vincere domani, che avrebbeconsegnato Ralph Macchio-Daniel LaRusso all’eternità grazie anche ai sequel e aCobra Kai, la serie Netflix che dal 2018 ripropone molti dei temi di Karate Kidcon alcuni degli stessi personaggi e degli stessi attori, ovviamente cresciuti.Ma qual è il segreto di questo franchise uscito dal circuito della nostalgia eriuscito nel miracolo di entrare nell’immaginario collettivo di piùgenerazioni?BullismoPrima di tutto Karate Kid, oltre ad essere fatto benissimo, con i primi trefilm girati da un maestro come John Avildsen (Rocky e molto altro), affronta untema eterno come quello del bullismo, uno di quei temi che riguarda davverotutti gli adolescenti, che nella migliore delle ipotesi ne sono statispettatori. Nel 1984 il diciassettenne Daniel si trasferisce insieme alla madredal New Jersey a Los Angeles e lì viene preso di mira da ragazzi locali, sututti Johnny Lawrence, che ritroveremo nel film successivo e in versione moltopiù simpatica in Cobra Kai. Johnny è la stella del locale dojo ed usa il karateanche fuori dalla palestra, soprattutto contro Daniel che ha il torto diinteressare alla sua ex fidanzata Ali, l’iconica (protagonista anche nelsecondo e terzo episodio di Ritorno al futuro) Elisabeth Shue. Inutileriassumere il resto, ben conosciuto da centinaia di milioni di persone, spessoraggruppate in fan club, ma interessante notare come il discorso bullismo siacentrale anche in Cobra Kai, non più ridotto ad atteggiamento da giovani idiotie/o criminali ma visto anche nella chiave degli adulti che vogliono rimediareai propri fallimenti attraverso i ragazzi. Certo Karate Kid non è un inno allaviolenza né al farsi giustizia da soli, però suggerisce che ci sono situazioniin cui non ci si può sottrarre allo scontro fisico con i bulli. Perché loro sipentono, come anche nel caso di Chozen, ma fuori tempo massimo.PadriAltro elemento fondamentale nel mondo di Karate Kid è la figura paterna.Daniel è orfano da tanti anni, figlio unico, con la madre che non ha più fattoentrare figure maschili nella loro vita. Così a Los Angeles nel momentopeggiore trova un surrogato di padre nel signor Miyagi, uno straordinario PatMorita che sarà di ispirazione per tante figure analoghe (il mentore conatteggiamento da maestro saggio, meglio se di origine asiatica e con frasimemorabili, da “Dai la cera, togli la cera” in giù) e che nel primo filminsegna la filosofia del karate, prima ancora che le mosse ed i colpi, aDaniel, portandolo all’inevitabile vittoria nell’All-Valley Tournament. InCobra Kai il tema dei genitori sarà ancora più marcato, per il rapporto diDaniel con i due figli e per quello di Johnny con il suo e con Miguel, semprein equilibrio sottilissimo fra l’etica alla Miyagi e le necessità concretedella vita quotidiana. Alla fine il grande messaggio di Karate Kid e dei suoisequel è che i genitori non devono fare gli adolescenti, se davvero voglionoessere credibili. Devono accettare la loro età e il fatto che tutti in ultimaanalisi siano dei falliti: Daniel con la sua concessionaria di auto e con ilsuo matrimonio apparentemente perfetto non lo è meno di Johnny che vive diespedienti. What ifNon c’è dubbio che nel caso di Ralph Macchio e Daniel LaRusso esistaun’identificazione totale fra attore e personaggio, al punto che la sua recenteautobiografia, Waxing On: The Karate Kid and Me, è di fattol’autobiografia di Daniel. Ruolo clamoroso per il quale Macchio fu sceltograzie alla sua interpretazione in I ragazzi della 56esima strada (TheOutsiders il titolo originale) e preferito ad altri aspiranti di quella grandegenerazione, da Tom Cruise a Charlie Sheen, da Sean Penn e Nicolas Cage: delresto era un successo annunciato ed il solo primo film nei soli cinema, quindiescludendo homevideo e passaggi televisivi, ha incassato l’equivalente di quasi400 milioni di dollari attuali, a fronte di costi di produzione cheattualizzati sarebbero di 25 milioni. Tutti ultraventenni per interpretare undiciassettenne, e del resto funzionava così anche per le donne, visto che la ventenneShue fu preferita alla ventunenne Demi Moore. Karate Kid sarebbe stato lastessa cosa con la faccia di Tom Cruise? È una domanda che ha cittadinanza eche si può anche ribaltare visto che dopo il terzo film Macchio è scomparso dairadar per quasi trent’anni. Quanto a Miyagi, non sarebbe stato la stessa cosacon un mostro sacro come Toshiro Mifune, che nemmeno parlava inglese, mentreMorita era nato in California. Fra l’altro lui compare, a differenza diMacchio, in quello che chiamiamo Karate Kid 4 (in realtà The Next Karate Kid),in cui fa più o meno la stessa parte ma a combattere è una Hilary Swank agliinizi. FuturoCobra Kai non muore mai, questo il motto del dojo rimesso in piedi da Johnnyprima che se lo riprenda Kreese, uno dei cattivi ma con qualche motivo peresserlo, anche questo uno dei tratti distintivi della saga di Karate Kid. Nonmuore mai perché dopo cinque film, c’è anche quello decisamente minore del 2010(protagonisti Jaden Smith, icona non binary ma soprattutto figlia di WillSmith, e Jackie Chan come pseudo Miyagi), tanti videogame e Cobra Kai che èarrivato alla sesta stagione (si parte dal prossimo 18 luglio su Netflix), èallo studio un nuovo film con uscita nel maggio 2025, dove protagonista saràancora Macchio ma quasi certamente senza gli altri di Cobra Kai e invece conJackie Chan, recuperato dal film del 2010. Per quel poco che si saun’operazione senz’anima, diversamente da Cobra Kai, giusto per sommare diversefanbase e rimescolare il tutto. Ma nemmeno l’ossessione di Hollywood per ilfranchise riuscirà a togliere a Karate Kid la freschezza e la capacità diparlare a tutti gli adolescenti di ieri, di oggi e di domani.

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