Per questi motiviPer il direttore generale,MACD che raccomanda di attendere l’esito dell’istruttoria sul caso che riguarda la partecipazione dello scrittore al programma di Serena Bortone, «imperversa su giornali e televisioni concorrenti l'ennesimo attacco strumentale al servizio pubblico»Sul caso Scurati, lo scrittore su cui si è consumata una censura da parte della Rai, parla il direttore generale Giampaolo Rossi, fedelissimo di Giorgia Meloni e considerato con grande probabilità il prossimo amministratore delegato di viale Mazzini. In una lunga nota, Rossi parla della necessità di «frenare l'ennesimo tentativo di aggressione nei confronti della Rai». «E' in atto un'istruttoria per verificare se ci siano stati errori relativi alla mancata partecipazione dello scrittore Scurati alla trasmissione Che sarà di Serena Bortone, partecipazione che era prevista nel comunicato stampa ufficiale uscito la sera prima della puntata in questione» si legge nella nota. Il dg ha detto di non avere «alcuna competenza sugli aspetti editoriali», ma si sente di «ricordare che la narrazione di una Rai che censura è del tutto priva di fondamento». Per Rossi, «imperversa su giornali e televisioni concorrenti l'ennesimo attacco strumentale al servizio pubblico». ItaliaCensure e intimidazioni: il dovere di resistere all’attacco del potereMarco DamilanoAttesa per la decisione di SergioSul caso si attende la decisione dell’amministratore delegato Roberto Sergio, che oggi si è fatto consegnare quattro relazioni sull’accaduto, dal direttore degli approfondimenti Paolo Corsini, dal suo vice che ha seguito la trattativa di Scurati Giovanni Alibrandi, dalla conduttrice Serena Bortone e dal direttore risorse televisive e artistiche (l’ufficio che si occupa praticamente delle trattative economiche con gli ospiti) Alberto Longatti.I due volti più a rischio sembrano Alibrandi e Corsini, ma c’è chi non esclude provvedimenti disciplinari anche nei confronti di Bortone, che con il post social in cui annunciava l’annullamento del contratto con Scurati avrebbe contravvenuto alla norma che prevede l’obbligo per i dipendenti di farsi autorizzare le prese di posizione pubbliche dai propri dirigenti di riferimento. Italia«Su Domani attacco mai visto». L’Fnsi: i giornalisti siano unitiStefano Iannaccone© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLisa Di GiuseppeScrivo di politica, economia ed esteri (soprattutto Germania). Ho lavorato per Reuters, La7, Corriere della Sera e Public Policy. Su Twitter sono @sallisbeth
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Se penso alle strade, chissà quante ne ho fatte in vita mia