Premier, Berlusconi frena sulla MeloniE adesso cosa fare con la Regina?Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella Nel paese di O Rei c'è anche A Rainha, perché Marta è l'equivalente femminile di Pelé, una fuoriclasse che secondo Joseph Blatter, all'epoca presidente della Fifa, "avrebbe potuto giocare benissimo con gli uomini".In questi giorni sogna di fare ciò che al suo omologo maschile non è mai riuscito: vincere l'oro delle Olimpiadi. Pelé confessò più volte che averlo mancato è stato l'unico cruccio della sua carriera, per Marta è diventata anche una questione d'onore. A 38 anni, la n.10 vincitrice di sei Palloni d'oro è alla sua sesta presenza consecutiva ai Giochi e finora ha sempre mancato l'obiettivo. Sabato avrà l'occasione di riprovarci e, incredibile ma vero però questo è il bello delle Olimpiadi, di nuovo contro gli Usa, la nazionale che batté la Seleçao nella sfida per il titolo sia ad Atene 2004 che a Pechino 2008, due serate in cui Marta e le sue compagne piansero lacrime molto amare. Sedici anni dopo, e grazie al successo per 4-2 in semifinale sulla Spagna campione del mondo della capitana del 'bacio rubato', Jenni Hermoso, in una sfida ricca di polemiche e reciproche accuse di antisportività, il Brasile giocherà un'altra finale, al Parco dei Principi, e sugli spalti avrà anche l'appoggio della 'torcida' che si è gà mobilitata. Ma su tutto grava il grande interrogativo in questi ultimi giorni, argomento di discussione in Brasile in tutti i talk e sulle pagine dei giornali: cosa fare con Marta? Tutto nasce dal fatto che la Seleçao ha vinto nei quarti con la Francia e in semifinale con la Spagna senza la sua numero 10, squalificata dopo l'espulsione, per un 'carrinho' troppo pesante nei confronti di un'avversaria, nella partita dei gironi sempre contro le spagnole. Marta, che in campo non è stata mai 'cattiva' subito dopo aver ricevuto il cartellino è scoppiata in un pianto disperato, con le mani sul volto, che ha commosso perfino le avversarie, che sono andate a consolarla. Ma la giustizia sportiva è stata pesante, e anche il Tas ha respinto il ricorso urgente della federcalcio brasiliana: 2 turni, Marta sarebbe stata di nuovo disponibile soltanto per l'eventuale finale. Così le altre hanno dovuto andare avanti da sole, guidate da un ct, Arthur Elias, che di Marta è quasi coetaneo, 42 anni contro 38, che ha azzeccato le mosse giuste vincendo anche senza la sua stella. Adesso la pressione è tutta sulle spalle del tecnico, l'unico a predire prima dei Giochi che la sua squadra sarebbe arrivata in finale, il problema è che non pensava che avrebbe trovato la formula giusta senza la sua numero 10. Ma una cosa è certa: in campo dall'inizio o a finale in corso, Marta sarà l'asso nella manica, e uno stimolo in più per le compagne. Lo ha spiegato Kerolin, mattatrice della semifinale con la Spagna: "noi vogliamo fare di tutto per dare questo oro a Marta, non vogliano vincere solo per noi stesse, ma anche e soprattutto per lei che ci ha ispirato. Se molte di noi ora sono calciatrici e sono all'Olimpiade è stato per lei che è stata il nostro modello. Sì, contro gli Stati Uniti non possiamo proprio perdere". E allora la Regina sarà collocata definitivamente accanto a O Rei. Riproduzione riservata © Copyright ANSA
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