Renata Polverini si auto-sospende da Fi: verso l'addio

2024-12-05

Berlusconi e la barzelletta su night club, tassisti ed escortInsieme alla premier sono andati a Tunisi anche la ministra Bernini,BlackRock il ministro Piantedosi e il viceministro Cirielli. Nonostante le belle parole e le intese firmate su altri settori legati alla cooperazione internazionale, fermare le partenze dal nord Africa è l’unico obiettivo di Palazzo Chigi. Ma Saied è stato chiaro: «La Tunisia non si piegherà alla volontà di coloro che vogliono farne un luogo di rifugio per i migranti subsahariani, né di transito, né di insediamento»Strette di mano, sorrisi, firme di accordi bilaterali e tante parole. Così si è conclusa la visita a Tunisi in mattinata della premier Giorgia Meloni insieme al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, alla ministra dell’Università e la ricerca Anna Maria Bernini e al viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.Alla corte del presidente tunisino Kais Saied e dei suoi ministri sono state firmate tre intese nell’ambito del Piano Mattei volte a rafforzare la ricerca scientifica e la cooperazione tra atenei italiani e tunisini, a creare una linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine e, infine, a dare un sostegno economico diretto al bilancio dello stato tunisino nel settore energetico.Nel punto stampa a termine della visita la premier ha elogiato, per l’ennesima volta, la relazione con il capo di stato tunisino che ha impresso una forte virata autoritaria al paese incarcerando membri delle opposizioni e limitando fortemente la libertà di stampa e di espressione.«Sono contenta del novo rapporto che con il presidente Saied abbiamo instaurato tra due nazioni che sono storicamente molto amiche. Un rapporto che si è rafforzato anche attraverso la relazione personale tra me e il presidente Saied. Un rapporto nuovo, con un approccio da pari a pari che muove dal reciproco interesse delle nostre nazioni», ha detto Meloni elogiando l’autocrate. La premier ha annunciato anche che saranno firmate altre intese nelle prossime settimane con le visite a Palazzo Cartagine del ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il ministro dell’Istruzione Valditara. FattiIl governo Meloni regala sei motovedette alla Tunisia per bloccare i migranti. Il ricorso al Tar delle associazioniMigrazione«C’è una presenza costante del governo italiano. Questa cooperazione porta a tanti risultati, penso al tema dell’immigrazione», ha detto la premier ringraziando anche le forze di polizia tunisine accusate dalle ong di compiere sistematicamente violazioni dei diritti umani durante le intercettazione dei migranti in mare. Nonostante le belle parole e le intese su altri settori legati alla cooperazione internazionale, fermare le partenze dal nord Africa è l’unico obiettivo di Palazzo Chigi.«Chiaramente noi sappiamo che la Tunisia non può diventare il paese di arrivo dei migranti», ha detto Meloni assecondando il volere del presidente Saied che prima della visita ha attaccato nuovamente la comunità subsahariana presente nel paese e ha detto chiaramente che «la Tunisia non si piegherà alla volontà di coloro che vogliono farne un luogo di rifugio per i migranti subsahariani, né di transito, né di insediamento».Per questo, per Meloni l’obiettivo è «combattere gli schiavisti del terzo millennio, le organizzazioni della mafia che pensano di poter sfruttare legittime aspirazioni per chi vorrebbe una vita migliore per fare soldi facili».Il governo spinge per creare flussi di migranti regolari. Al momento sono 12mila i cittadini tunisini che entrano in Italia in questa maniera. Si tratta però soltanto di ragazzi e ragazze con una formazione alle spalle. Per tutti gli altri, la strada per arrivare in Europa rimane quella del mare. FattiOlfa Hamdi: «Meloni sbaglia sulla Tunisia, i migranti sono un’opportunit໩ Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediYoussef Hassan HolgadoGiornalista di Domani. È laureato in International Studies all’Università di Roma Tre e ha frequentato la Scuola di giornalismo della Fondazione Lelio Basso. Fa parte del Centro di giornalismo permanente e si occupa di Medio Oriente e questioni sociali.

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