Domani alla Cop28 di Dubai: segui con noi la conferenza sul climaLindon Victor,criptovalute medaglia di bronzo nel decathlon - Ansa COMMENTA E CONDIVIDI Un uomo partì per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni... Comincia così la parabola dei “talenti” raccontata da Gesù, ma parte da qui anche la straordinaria carriera di Lindon Victor medaglia di bronzo nel decathlon alle Olimpiadi di Parigi.Da Grenada sua terra d’origine al podio dei Giochi francesi: un’ascesa ispirata proprio da quella pagina del Vangelo di Matteo (Mt 25, 14-30): «Penso sempre a quell’uomo a cui sono stati donati “dieci” talenti». Dieci appunto come le dieci gare di atletica leggera che formano il decathlon, considerato lo sport olimpico più duro di tutti. Tutte le prove si svolgono in due giorni consecutivi: 100 metri, salto in lungo, getto del peso, salto in alto e 400 metri il primo giorno. E le altre cinque si disputano nel secondo: 110 metri ostacoli, lancio del disco, salto con l’asta, lancio del giavellotto, 1500 metri. «È questo che rende il decathlon così brutale. Non hai nemmeno il tempo di prepararti per il secondo giorno. E una volta finite le 10 prove mi sento come se fossi stato investito da 10 camion» ha spiegato Lindon alla rivista “Fort Worth” riconoscendo un decisivo aiuto dall’alto: «Sono davvero grato, perché so che sono in questa posizione grazie a Dio». Il campione 31enne ha dovuto lasciare la sua piccola isola-stato dei Caraibi per realizzare il suo sogno. E non dimentica certo gli ostacoli sul suo cammino una volta sbarcato negli States dove oggi vive. Come le 25 università che rifiutarono la sua domanda di ammissione. «Mi dicevano che non ero abbastanza bravo… Poi un college mi ha detto di sì». Si tratta del Benedictine College, università cattolica situata ad Atchison, Kansas (Stati Uniti).Se però ripensa a quei rifiuti si carica ancora di più: «Sento che tutte queste esperienze mi hanno preparato a queste Olimpiadi. Ogni passo che ho fatto mi ha rafforzato mentalmente e mi ha insegnato la pazienza quando le cose non vanno per il verso giusto». Una tenacia maturata da bambino a Grenada, quando Victor trascorreva la maggior parte del tempo nella fattoria di famiglia con il padre. «Coltivavamo tutto ciò che mangiavamo e allevavamo animali. Usavo sempre il machete per tagliare la legna e il fieno per il bestiame, quindi ho sviluppato un braccio davvero forte solo facendolo costantemente da ragazzino». Quante volte si è caricato fasci di fieno sulla schiena per nutrire gli animali, a volte trasportandoli per centinaia di metri e spesso correndo. «Sono sempre stato molto competitivo. Quindi mi allenavo per il decathlon, ma non sapevo di allenarmi per il decathlon perché era solo lavoro agricolo».Accanto a lui correvano e lavoravano molti dei suoi 10 fratelli, come il fratello maggiore Kurt Felix. Fu Kurt a iniziare a gareggiare nel decathlon e il suo successo ha spinto Victor a raggiungere nuove vette. Chi lo ha conosciuto al Collegio Benedettino lo ricorda come un atleta modello, un leader e un cristiano devoto. «Il nostro obiettivo – ha spiegato Charles Gartenmayer, direttore atletico della scuola, ad Aleteia.org - è che i nostri studenti si diplomino, camminino fortemente con Cristo, vadano d’accordo con gli altri e diventino leader». Lindon ce l’ha fatta e oggi si sente il trascinatore di un paese minuscolo, un piccolo «paradiso» dice lui, di appena 125 mila abitanti che nonostante il fuso orario «si sono alzati alle 2 o alle 3 del mattino solo per guardarmi gareggiare». Una spinta in più che l’ha portato sul podio di Parigi: «Chi avrebbe potuto immaginare che un giovane di Granada sarebbe stato qui? So che è tutto grazie a Dio» ha commentato sui social. E ripensa: «Non ci sono molte persone in grado di fare 10 eventi, sai? Penso al ragazzo a cui sono stati dati 10 talenti... Dio mi ha dato questi talenti e il modo migliore per ricompensarlo è massimizzare quei talenti, anche quando arrivano le battute d’arresto».
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