Yunus: «Gareggiamo per un mondo più solidale»

2024-12-13

Overshoot Day, l'Italia ha finito le risorse per il 2024: «Se tutti fossero come noi servirebbero 3 pianeti». Frutta e pane i cibi più sprecatiRoma,trading a breve termine 10 ago. (askanews) – In Toscana arrivano i Pir, presidi ed ambulatori chiamati a garantire un nuovo servizio sul territorio per la presa in carico tempestiva dei cittadini che presentano problemi di natura non grave ma che richiedono un intervento sanitario rapido. Alternativa, in alcuni casi, ai pronto soccorso. Saranno di tre tipi, ovvero tutti i modelli di cui si discute oggi Italia. Saranno sperimentati a partire da ottobre per sei mesi e saranno un pezzo importante del nuovo modello di assistenza territoriale che la Toscana sta mettendo a terra. All’interno opereranno medici delle continuità assistenziale e infermieri, In rete con il personale del dipartimento emergenza urgenza del presidio ospedaliero e medici del dipartimento cure primarie, in collaborazione con i medici di medicina generale: medici e infermieri che nei Pir avranno a disposizione un’adeguata strumentazione, apparecchi per la misurazione dei valori di emoglobina, glicemia, elettroliti ed altri valori del sangue ad esempio, strumenti per test rapidi, farmaci, un elettrocardiografo connesso in rete e un ecografo. A maggio l’Asl Toscana Centro era stata incaricata di progettare l’architettura del nuovo servizio e il progetto ora è pronto, approvato dalla giunta regionale, presentato stamani dal presidente della Toscana Eugenio Giani e dall’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini. Presente anche il direttore dell’Asl Toscana Centro Valerio Mari e il direttore del settore welfare e sanità della Regione Federico Gelli. (Segue) -->

Per raccontare Gesù Martin Scorsese ritorna a Endō

Il capodelegazione del Rassemblement national Garraud: Vannacci è un problema, cerchiamo soluzioneProfessore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

«L'intelligenza artificiale diagnostica il cancro meglio dei medici in carne e ossa»: il nuovo studio scatena la polemica