Caso Toti in Liguria, cinque cose da sapere sull’inchiesta per corruzione che agita il governo

2024-12-15

Nel mondo 120 milioni di persone in fuga: la metà sono donne e spesso subiscono violenzatoscana vinitoscani sirah castellodelterriccio castellinamarittima cantina pisa Paolo Zappitelli28 marzo 2023aaaVentitré anni vissuti intensamente. È la storia di Castello del Terriccio il vino rosso dell’omonima azienda toscana in quel di Castellina Marittima,MACD nei boschi alle spalle della costa livornese ma già in provincia di Pisa, ereditata da Gian Annibale Rossi di Medelana nel 1975 e da lui ripensata da esclusiva azienda agricola a «laboratorio» di vigneti e vini che sono saliti ai vertici della produzione italiana. Castello del Terriccio è il penultimo nato in questa continua ricerca di qualità, nel 2000, ed è un blend tra Sirah e Petit Verdot, dove il primo è comunque la parte dominante dell’uvaggio. Viene affinato in tonneaux d’Allier per circa 22 mesi e successivamente in bottiglia. Ne vengono prodotte circa 20.000 bottiglie l’anno.Dal 2019 l’azienda è in mano al nipote del fondatore, Vittorio Piozzo di Rosignano Rossi di Medelana, che ha presentato a Roma al ristorante la Ciambella, una verticale di 9 annate, dalla debuttante 2000 all’ultima che uscirà in commercio a settembre, la 2018 che ha ricevuto commenti più che lusinghieri da tutte le Guide (75 euro il prezzo di vendita previsto). Un lungo excursus, dunque, dove naso e palato si immergono nei profumi di un sottobosco ricco di frutti rossi, frutta cotta e sotto spirito e che via via alle note più morbide affianca pepe nero, spezie, grafite, tannini eleganti ed equilibrati e una acidità che tiene il sorso sempre in equilibrio. Tra le migliori la 2006, la 2016 e la 2018 (anche se le prime due non sono facilmente reperibili) ma personalmente la 2000 ha il fascino di una bottiglia che concentra tutto quello che le altre annate devono ancora disvelare. Il primo impatto è quasi salato, con una sapidità che però lascia subito il passo a un’armonia di profumi e gusto di ciliegia matura, frutta rossa sotto spirito, e poi qualche sbuffo di cuoio e tannini di una eleganza sopraffina. Per la 2018, così come la 2016, il consiglio è di acquistarle e metterle da parte perché facciano ancora un po’ di strada.Castello del Terriccio ha da tempo imboccato la strada di un’azienda green a tutto tondo, le produzioni seguono il disciplinare della lotta integrata che consente di ridurre l’utilizzo degli agrofarmaci utilizzando tutti i metodi e le tecniche disponibili nel rispetto dell’ambiente e della salute. Le risorse idriche impiegate provengono da sorgenti naturali, pozzi e laghi alimentati dalle precipitazioni meteorologiche mentre la posizione delle cantine e della barriccaia consente che i travasi delle masse di vino possano avvenire per «gravità» riducendo sensibilmente il consumo di energia. 

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