Fase 2, Gallera: "Così cambiano gli ospedali in Lombardia"USAIl diritto all’aborto negli Stati Uniti: tema meno divisivo,Guglielmo ma decisivoÈ l’argomento più caldo nella corsa alla Casa Bianca: mentre i repubblicani sfumano la loro posizione, Kamala Harris ne ha già fatto un cavallo di battaglia©Stephanie Scarbrough Davide Mamone30.07.2024 06:00Quando Hadley Duvall di Owensboro, Kentucky, venne stuprata dal suo patrigno all’età di 12 anni, solo un aborto spontaneo la “salvò” dal dover partorire un figlio concepito dalla violenza delle mura di casa. Correva l’anno 2014, presidente era Barack Obama, la Corte Suprema non era a maggioranza ultra-conservatrice come oggi e Roe vs Wade - il precedente legale che ha salvaguardato il diritto all’aborto a livello federale per cinque decenni - era ancora legge negli Stati Uniti. Sono passati dieci anni e il mondo, per le donne d’America, sembra capovolto.L’icona DuvallL’aborto a livello nazionale non è più garantito e anzi è vietato in diversi Stati del sud, dieci dei quali non concedono nemmeno eccezioni in caso di incesto o violenza, come in Louisiana e Texas. Presidente è Joe Biden, ancora per qualche mese, progressista centrista ma impotente di fronte alle decisioni estreme di una Corte Suprema a caccia di diritti civili. E Duvall, ora 22.enne, è diventata icona coraggiosa, pubblica e popolare di un’America che non vuole tornare indietro sul tema dell’interruzione di gravidanza. Dopo aver aiutato il governatore del Kentucky Andy Beshear - democratico centrista in uno Stato conservatore, ora nella lista di papabili vice di Kamala Harris - a riottenere la rielezione contro il repubblicano anti-abortista Matt Bevin nel 2022, Duvall è apparsa al fianco di Jill Biden lo scorso giugno in occasione di un evento elettorale a supporto della riattivazione di Roe e della rielezione di Joe. Pochi giorni dopo quel comizio, il disastroso dibattito contro Donald Trump ha costretto il presidente Biden fuori dai giochi, ma il tema del diritto all’aborto è rimasto perno - forse ancor di più ora, con Kamala Harris al vertice del ticket democratico - di una campagna elettorale sempre più accesa. Occhi su novembreChe il tema sia scottante lo si capisce dall’imbarazzo vissuto dal partito repubblicano in queste settimane nonostante una campagna elettorale in carrozza, con i sondaggi che danno Trump in vantaggio su qualsiasi candidato dem. Parlando a un evento organizzato dall’associazione ultra-conservatrice Turning Point Action venerdì in Florida, l’ex presidente, dopo aver elogiato le sue tre nomine per la Corte Suprema durante la sua amministrazione, ha detto, quasi scusandosi con il pubblico: «Credo che si debba garantire l’eccezione per incesto e stupro e per salvaguardare la salute delle donne: dobbiamo vincere un’elezione, è importante ricordarsi questo». Come per dire: estremi sì, ma non troppo che poi si perdono i seggi del potere. Non a caso, nella piattaforma del partito repubblicano concepita durante la convention di Milwaukee di due settimane fa, il termine aborto non è stato né toccato, né menzionato. Anche se il programma Project 2025 - 900 pagine di manuale ultra-conservatore scritto da fedelissimi dell’ex presidente, che molti considerano falsariga di cosa il Paese potrebbe attendersi da una seconda amministrazione Trump - ha messo in chiaro che il diritto all’aborto non sia da considerarsi come parte integrante del sistema sanitario o dei diritti alle cure dell’individuo, e ha anzi invocato la fine della pillola del giorno dopo. Mentre JD Vance, il vice candidato scelto da Trump che ha cancellato dal suo sito web la pagina “Finire l’aborto” poco dopo la nomina, sta vivendo ore di grande difficoltà nel difendere alcune sue dichiarazioni del passato, poco prima di essere stato eletto senatore in Ohio nel 2022, in cui auspicava un ban a livello nazionale di tutte le forme di interruzione di gravidanza (una posizione che lo stesso Trump si è subito affrettato a smentire ogni qual volta sia diventata di pubblico dominio negli ultimi mesi).Il reintegro di RoeSe l’ex presidente crede che siano i singoli Stati a dover decidere, Kamala Harris e i democratici supportano il reintegro di Roe a livello nazionale, una posizione che sembra essere parecchio popolare nel Paese: il 69% degli americani crede che l’aborto debba essere legale nel primo trimestre della gravidanza, la percentuale più alta degli ultimi cinquant’anni, mentre il 37% pensa che l’interruzione di gravidanza debba essere legale fino ai sei mesi, secondo una rilevazione Gallup dello scorso anno. Sette americani su dieci pensano che l’aborto debba essere legale in tutte o quasi tutte le circostanze, secondo un sondaggio più recente condotto da Associated Press, mentre otto su dieci credono che il Congresso non debba passare alcuna legge a favore del divieto a livello nazionale. La canzone di BeyoncéChe la sentenza dell’estate 2022 della Corte Suprema abbia cambiato tutto nel Paese, non lo si capisce solamente dalle storie terrificanti di donne costrette a viaggiare in Stati meno conservatori per abortire, spesso guidando per centinaia di chilometri nel mezzo del nulla da sole e con un feto in grembo. Lo si percepisce anche a livello di strategia elettorale. Harris è ancora in cerca di uno slogan che possa caratterizzare la sua neonata corsa alla Casa Bianca, ma nel primo spot pubblicato la settimana scorsa ha dato qualche indicazione su quale questo messaggio possa essere. Freedom, libertà, una canzone di Beyoncé, è la traccia musicale che accoglie la vice presidente sui palchi dei suoi comizi. E “freedom” sembra essere anche il contenuto che potrebbe diventare cuore della sua campagna, un aspetto sorprendente e figlio proprio di quella sentenza di due anni fa.Il voto delle donneSe infatti, per decenni, il tema delle libertà personali è stato dominato dal partito repubblicano e dal popolo conservatore, spesso legato al secondo Emendamento della Costituzione che garantisce il diritto al possesso di armi, per la prima volta potrebbe essere una candidata progressista a impadronirsene. «Libere e liberi di scegliere», ha specificato Harris in quel primo spot elettorale, visto da decine di milioni di americane e americani in poche ore. Un tema che accomuna migliaia di elettrici, anche nel mondo conservatore e indipendente d’America, proprio come Duvall del Kentucky. Donne che non a caso, in questi due anni, hanno spesso votato a favore del diritto all’aborto negli Stati dove un referendum si è tenuto, nonostante il loro orientamento più moderato su altri aspetti della società. A tal proposito, sei nuovi referendum si dovrebbero svolgere sul tema a novembre, giorno delle elezioni presidenziali, in Colorado, Florida, Maryland, New York, Nevada e South Dakota. Nella prima settimana di agosto, il segretario di Stato Adrian Fontes potrebbe dare il via libera a un quesito referendario sull’aborto anche in Arizona, il che potrebbe influenzare la scelta di Harris per il suo vice: tra i papabili, oltre a Beshear, aiutato da Duvall due anni fa, c’è infatti il senatore dell’Arizona Mark Kelly. Ex astronauta, progressista nei diritti civili ma più moderato su economia e politica estera, potrebbe finire per essere avvantaggiato nella decisione della candidata dem proprio per la questione dell’aborto, un tema molto meno divisivo nel Paese di quanto la Corte Suprema l’abbia fatto diventare.In questo articolo: USA 2024Kamala HarrisJoe BidenDonald Trump
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