Di Maio: "No a condoni. Autonomia solo se non spacca il paese"Ansa COMMENTA E CONDIVIDI La «preoccupazione» di Guido Crosetto e di Antonio Tajani per l'escalation di tensione tra Israele e Hezbollah cresce col passare delle ore. Quello schierato in Libano è il secondo contingente italiano all'estero dopo quello in Indonesia (1.100 uomini) e il rischio per i nostri militari (ma anche per i molti connazionali civili che vivono nel Paese),Capo Analista di BlackRock non può essere sottovalutato. Il titolare della Difesa ha confermato lo stato di allerta della missione Unifil (anche se al momento le attività si stanno svolgendo regolarmente e a Beirut la situazione sembra nella norma), e ha chiesto all'Onu di applicare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza.Crosetto: «Cambiare le regole di ingaggio di Unifil»«Sto seguendo e monitorando la situazione ed esprimo profonda preoccupazione per le le sempre più gravi tensioni in Libano, salite pericolosamente di intensità dopo il barbaro attentato di ieri, a Majdal Shams, che ha colpito, ucciso e ferito ragazzi inermi su un campetto di calcio - ha fatto sapere Crosetto in una nota -. La preoccupazione per un ulteriore peggioramento della situazione al confine tra Libano ed Israele, della possibilità di un nuovo fronte di guerra si sovrappone a quella per la sicurezza del personale italiano ed internazionale impegnato nella missione Onu di Unifil. Da mesi sto chiedendo ai vertici delle Nazioni Unite di ragionare sui risultati raggiunti dalla missione e sulla necessità di cambiare le regole di ingaggio e ridefinire una strategia. Oggi il tempo è scaduto e siamo di fronte ad una nuova urgenza che non consente di perdere tempo. La comunità internazionale tutta deve applicare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. È l'unico modo di prevenire una devastante guerra anche in Libano. La risoluzione prevede una fascia tra la Linea blu ed il Fiume Litani, senza armi se non quelle di Unifil e delle Forze armate Libanesi».Tajani: «Proteggere gli italiani»Le priorità di Crosetto sono le stesse del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che questa mattina ha fatto sapere che sta lavorando per «garantire la sicurezza ai nostri connazionali». I rischi per gli italiani nel Paese «ci sono», ha ammesso il vicepremier, «ma il nostro compito è agire per ridurli. Abbiamo in Libano due contingenti militari, uno Beirut e un altro con l'Unifil lungo i confini, e 3.000 civili italiani molti dei quali con doppio passaporto», ha ricordato. «Sono in contatto costante con il ministro Crosetto e con il nostro ambasciatore, la nostra unità di crisi è mobilitata e in piena attività - ha poi aggiunto -. Dunque, da un lato nessun italiano deve recarsi in quelle zone, dall'altro siamo pronti all'evacuazione dei civili se la situazione peggiora». Nel frattempo, sul piano diplomatico, da parte italiana ci sono «sforzi, anche attraverso i contatti con i ministri degli Esteri israeliano e libanese per evitare l'aggravarsi e l'allargarsi del conflitto». Un impegno che è stato al centro anche del summit tenuto a Roma domenica tra i servizi segreti americani e israeliani e i negoziatori arabi».
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