Notizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 442Muhammad Yunus,ETF il premio Nobel che guida il nuovo governo in BangladeshL'economista e banchiere fondò una banca che contribuì a far uscire milioni di persone dalla povertà, e fu avversario politico dell'ex prima ministra Sheikh Hasina Condividi CondividiFacebookX (Twitter)EmailWhatsappRegala il PostMuhammad Yunus sul set del documentario americano To Catch A Dollar, 24 gennaio 2010 (AP Photo/Carlo Allegri)Giovedì Muhammad Yunus, professore di economia e premio Nobel per la Pace nel 2006, ha giurato come nuovo capo del governo ad interim del Bangladesh. Yunus era stato nominato ieri dopo le improvvise dimissioni dell’ex prima ministra Sheikh Hasina, causate delle grosse manifestazioni antigovernative che andavano avanti da settimane. L’obiettivo del suo mandato è portare il Bangladesh a nuove elezioni, così come richiesto dai leader delle proteste, timorosi che un vuoto di potere avrebbe potuto dare l’opportunità all’esercito di instaurare un governo militare, come già accaduto in passato.Yunus ha 84 anni ed è nato nella città di Chittagong, sulla costa orientale del golfo del Bengala, in Bangladesh. Dopo aver studiato e poi insegnato economia all’Università di Chittagong, negli anni Sessanta si trasferì negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio, e lì ottenne un dottorato all’Università Vanderbilt, a Nashville, in Tennessee. Rientrò in Bangladesh negli anni Settanta e iniziò subito a lavorare a progetti di ricerca per aiutare le fasce più povere della popolazione a raggiungere l’autonomia finanziaria.Yunus è il fondatore della Grameen Bank (che in bengali significa “banca del villaggio” o “banca agricola”), attiva ancora oggi. La banca fu fondata formalmente nel 1983 ma iniziò le sue attività quasi dieci anni prima, appunto come progetto di ricerca, negli anni in cui Yunus tornò dagli Stati Uniti e il Bangladesh fu colpito da una grave carestia che causò la morte di milioni di persone.Yunus iniziò prestando l’equivalente di 27 dollari a un gruppo di 42 famiglie, attingendo dai propri risparmi: un piccolo prestito che doveva servire per acquistare il materiale necessario a produrre beni da vendere. Insieme all’università della sua città estese poi il progetto di microcredito a un intero villaggio, quello di Jobra, e qualche anno dopo fondò ufficialmente la banca.Muhammad Yunus (AP Photo/Mahmud Hossain Opu)Come nel progetto pilota, la novità della Grameen Bank rispetto alle banche che già esistevano era che elargiva piccoli prestiti e non chiedeva garanzie, perché si rivolgeva a quelle fasce di popolazione che di fatto non possedevano niente. Inoltre, tutte le transazioni (eccetto lo spostamento di denaro) avvengono tuttora nei piccoli centri: in questo modo la banca riesce a raggiungere zone e persone che altrimenti non avrebberomodo di raggiungere i grossi centri urbani, in particolare le donne: oggi la Grameen Bank presta denaro a più di 10 milioni di persone, è presente nel 94 per cento dei piccoli centri del Bangladesh e il 98 per cento dei clienti della banca è donna.Nel 2006 Yunus vinse il premio Nobel per la Pace per il sistema di microcredito sperimentato dalla banca e per essere riuscito a far uscire milioni di persone dalla povertà, non solo in Bangladesh (il sistema ispirò decine di altri progetti simili in varie parti del mondo).L’anno dopo in Bangladesh si insediò un governo sostenuto dai militari. Fu un periodo di grande instabilità politica, con decine di scioperi generali e attentati. Anche in quell’occasione, Yunus fu invitato dai manifestanti a entrare in politica e guidare il paese fuori dalla crisi. Fondò un partito politico, il Nagorik Shakti (Potere al popolo), con l’intenzione di presentarsi alle elezioni, ma il progetto naufragò per mancanza di sostegno.Nel 2010, in seguito all’uscita del documentario “Caught in Micro Debt“, “Intrappolati nel microdebito”, Yunus e la Grameen Bank vennero accusati di aver dirottato 100 milioni di dollari inviati dalla Norvegia sotto forma di aiuti a un progetto che non aveva a che fare con le attività della banca. In quello stesso periodo diverse persone, tra cui la stessa Sheikh Hasina, che all’epoca era prima ministra, accusarono la Grameen Bank di aver usato il popolo bangladese come una «cavia da laboratorio» e aver «succhiato il sangue dei più poveri».Lo stesso sistema dei microcrediti venne messo sotto accusa da una parte degli economisti, a causa degli interessi troppo alti che alcune aziende private imponevano ai debitori. Il governo norvegese aprì un’indagine sul professore e sulla banca e concluse che non c’era stato un uso improprio di quei fondi; il governo del Bangladesh però continuò a indagare sulle attività della banca e del professore, che era diventato ormai un avversario politico di Sheikh Hasina.La prima ministra dimissionaria del Bangladesh Sheikh Hasina (AP Photo/Rajesh Kumar Singh)Secondo diversi analisti, quell’attenzione fu politicamente motivata. Fu in quegli anni infatti che nacque la rivalità tra Yunus e Hasina, proprio in seguito alla fondazione di Potere al popolo, il partito di Yunus, che Hasina vedeva come un potenziale rivale. «La classe politica bangladese non prese bene il fatto di prendere lezioni da un premio Nobel» scrisse il New York Times all’epoca.Così il governo bangladese (che detiene delle quote della Grameen Bank e nomina due membri del consiglio di amministrazione e il presidente) provò a sostituire Yunus e allontanarlo dalle attività della banca: sia facendo leva sulle accuse mosse dal documentario, sia con la scusa di una legge che imponeva l’obbligo di andare in pensione a sessant’anni. Nel 2011 il professore fu destituito dal ruolo di amministratore delegato della Grameen Bank. Da allora ha scritto diversi libri e lavorato come consulente (per esempio, quando è stato chiamato a ricoprire il ruolo di capo del governo ad interim si trovava a Parigi per una consulenza sulle Olimpiadi, ed è stato coinvolto anche in quelle di Milano Cortina 2026).Ma da allora Yunus è stato coinvolto anche in decine di cause legali, che secondo i suoi sostenitori sono motivate politicamente. Lui continua a negare di aver commesso qualsiasi reato. Ad agosto del 2023 più di 170 leader internazionali avevano sottoscritto un appello per chiedere di fermare le cause contro Yunus, considerate un caso di «persecuzione giudiziaria», ma senza successo: a gennaio di quest’anno un tribunale aveva condannato l’economista a sei mesi di carcere (poi sostituiti con una multa) per presunte violazioni della normativa sul lavoro, e a giugno Yunus era stato indagato di nuovo per appropriazione indebita.Ora che ha giurato come primo ministro si trova di fronte a una situazione piuttosto complicata, sia a livello politico che per la gestione delle richieste dei manifestanti.– Leggi anche: Le violente proteste in Bangladesh, spiegateTag: bangladesh-muhammad yunus-Sheikh HasinaMostra i commenti
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