Chi l'ha visto, caso Emanuela Orlandi: sentito in diretta il Cardinale Abril.Gerrit Van Honthorst,Capo Analista di BlackRock “Orfeo”, 1615-1618 ca, olio su tela, Su concessione del Ministero della Cultura - Palazzo Reale di Napoli Anselm Feuerbach, “Orfeo ed Euridice”, 1868-1869, olio su tela, Belvedere Wien 2024.07.22 non usare Orfeo incanta Euridice Giorgio de Chirico, Orfeo solitario, 1973, olio su tela, Museo C. Bilotti, Aranciera di Villa Borghese, Roma Il cortile di Palazzo Medici Riccardi con la statua di Baccio Bandinelli, Orfeo che incanta Cerbero Un'immagine dell'allestimento. In primo piano, Francesca Banchelli, A mor, 2024, collezione dell'artista. In fondo, Massimo Stanzione, Orfeo dilaniato dalle baccanti, 1633 - 1635, Collezione Banca Manusardi, Milano, foto di Nicola Neri MONDO arte cultura Italia A Firenze una mostra su Orfeo, mito senza tempo A Palazzo Medici Riccardi, fino al 9 settembre, 60 opere provenienti da musei di tutto il mondo raccontano una figura chiave del mondo antico che ha sempre ispirato e influenzato ogni espressione culturale, dall'antichità a oggi, dalla musica alla poesia, alla letteratura e alla filosofia. Le sue dolcissime e dolenti note continuano a risuonare nell'inconscio e nel sentimento dell'uomo moderno Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano Scrive Apollonio Rodio nelle Argonautiche: “Narrano che egli ammaliasse col suono dei canti le dure rocce dei monti e le correnti dei fiumi”. Eppure, quando pensiamo alla figura mitologica di Orfeo, subito viene in mente il silenzio. Sembra un controsenso ma non lo è: la musica incanta e fa cessare ogni strepito, per acquistare il silenzio che abita dentro l'anima. Con la musica, Orfeo riuscì, unico tra i mortali, a scendere negli Inferi per poi tornare al mondo dei vivi. Al suono della sua cetra, strumento che lui stesso aveva inventato, le fiere diventavano mansuete. Una sala della mostra fiorentina. Al centro la scultura di Pierre de Francheville o Franqueville, Orfeo, 1598, dal Musée du Louvre, Paris “L’incanto di Orfeo nell’arte di ogni tempo, da Tiziano al contemporaneo” è la mostra a Palazzo Medici Riccardi aperta fino al 9 settembre, ideata da Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento, e curata da lui insieme a Valentina Zucchi, responsabile scientifico di Palazzo Medici Riccardi, promossa da Città Metropolitana di Firenze e organizzata da MUS.E. Un'immagine dell'allestimento della mostra in Palazzo Medici Riccardi, foto di Nicola Neri Perché una mostra su Orfeo La sua immagine è resistita nel tempo ritornando in ogni espressione culturale. Il numero di artisti, letterati, musicisti che si sono ispirati e hanno riproposto alcuni episodi della sua vita - compagno dei marinai partiti con Giasone alla conquista del vello d’oro; il suo ultimo e straziante saluto a Euridice, che non avrebbe potuto guardare finché non fossero arrivati alla piena luce del mondo e che invece, voltandosi, aveva perso per sempre, decretando la sua condanna e quella dell’amata che svanì, di nuovo, inghiottita nelle tenebre; ucciso e smembrato delle baccanti tracie e il suo corpo disperso nel mare. A lui fa capo l’Orfismo che, insieme ai Misteri eleusini, è una delle correnti misteriche più importanti del mondo greco, citato fin da Erodoto. L’interesse per questo personaggio complesso, che unisce in sé apollineo e dionisiaco, che pone una soglia visibile tra vita e morte, ha fatto fiorire l'arte di ogni tempo. Allestimento di una sala della mostra di Firenze, Foto di Nicola Neri La mostra fiorentina riunisce 60 opere provenienti da musei di tutto il mondo, dalle Gallerie degli Uffizi al Musée du Louvre di Parigi, dal Mart di Trento e Rovereto al Kunsthistorisches Museum e al Belvedere di Vienna, dal MANN e dal Palazzo Reale di Napoli ai Musées de Beaux-arts di Blois e di Marsiglia, dal Museo Nazionale del Bargello all’Accademia Carrara di Bergamo, dal Museo di San Marco alle Biblioteche Laurenziana e Riccardiana di Firenze - oltre che da collezioni private e una speciale collaborazione con l’Archivio del Teatro del Maggio Fiorentino. Dipinti, sculture, disegni manoscritti, installazioni e film, a ricoprire un lunghissimo arco temporale, dal rilievo in marmo con Orfeo, Euridice e Hermes dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, copia romana (I sec. a.C. - I sec. d.C.) di un originale di Alkamenes della seconda metà sec. V a.C., scendendo attraverso il tempo fino all’epoca contemporanea con opere di Tiziano, Parmigianino, van Honthorst, Bruegel il Vecchio, Rembrandt, Delacroix, Moreau, Redon, Feuerbach, De Chirico, Cocteau, Savinio, Melotti, Cy Twombly e Paladino. Allestimento di una sala della mostra di Firenze, Foto di Nicola Neri Si tratta di un’occasione per poter vedere come l’arte ha recepito e tradotto lo stesso soggetto e i suoi significati e di conseguenza come è cambiata l’umanità in più di 21 secoli, di come alcuni aspetti fondamentali, quelli più reconditi e profondi, siano rimasti sempre uguali: “Il viaggio e il pericolo, l'amore e la perdita, il dolore e il coraggio, il desiderio e la paura, la morte, ciò che c'è oltre e ciò che le sopravvive” ha osservato una dei curatori della mostra, Valentina Zucchi. "I mitemi di Orfeo, prosegue la curatrice, sono gli elementi che accompagnano ciascuno di noi, in cui ritrovarci e su cui interrogarci. Ma sopra tutto questo, il racconto di Orfeo è un inno all'arte, capace di superare ogni ostacolo, di muovere ogni resistenza e di sublimare ogni fragilità. I grandi capolavori dell'arte trovano qui il senso pieno del loro esserci; e anche noi, qui, possiamo trovare un po' di noi”. Baccio Bandinelli, Orfeo che incanta cerbero, Palazzo Medici Riccardi, Firenze Foto ©Antonio Quattrone, Courtesy MUS.E Perché una mostra su Orfeo a Firenze “Questa mostra è un nuovo, importante progetto che valorizza le meraviglie custodite in Palazzo Medici Riccardi”, ha ancora spiegato Valentina Zucchi, evidenziando il motivo della mostra fiorentina, infatti Orfeo non è stato portato a Firenze ma era già a Firenze. Nel 1519, Papa Leone X chiese una statua da collocare nel cortile di Palazzo Medici Riccardi, dove si trova ancora oggi. L’opera fu commissionata a Baccio Bandinelli, che realizzò Orfeo che incanta il cane cerbero mentre imbraccia una lira in bronzo, oggi perduta. La statua catalizza lo spazio intorno. Il modello è l’Apollo del Belvedere, come ricorda il Vasari. La scelta di rappresentare Orfeo, primo inciampo allo sguardo del visitatore lungo la fila di colonne, è un messaggio, un biglietto da visita allusivo della figura di Leone X, secondogenito di Lorenzo il Magnifico, allievo di Marsilio Ficino, seguace della filosofia neoplatonica, amante delle arti, soprattutto della musica. Orfeo incarna tutto questo e inoltre allude alla pace che, per traslato, nei primi vent’anni del XVI secolo, i Medici avevano guadagnato per la città di Firenze. In una sola figura, insomma, un’intera allegoria. Mentre il David, opera di Michelangelo, l'artista immenso che tra l’altro Bandinelli ammirava e invidiava al tempo stesso, era l’emblema della Repubblica fiorentina, Orfeo rappresentava il nuovo potere, la famiglia dei Medici. “L’incanto di Orfeo”, visitabile fino al 9 settembre, gira tutta intorno a quest’opera e tesse una storia, un discorso che si perdono nella notte più antica del tempo e ancora non cessa, anzi si trasmuta e si trasforma nel presente, assumendo forme nuove. Andrea Pisano - Luca della Robbia, Orfeo che incanta gli animali, Campanile di Giotto, lato nord, primo registro, ora al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze ©Fondazione Zeri Orfeo nella letteratura Sergio Risaliti, che oltre a curare la mostra ne ha realizzato il progetto, ricorda la “fortuna” di Orfeo, anche presso i più grandi scrittori di ogni tempo: “Leggiamo infatti le sue incredibili storie in Virgilio e Ovidio, ne parlano Platone, Boezio, Ficino e Pico della Mirandola, entrambi di casa in questo palazzo nel Quattrocento; ne sono rimasti affascinati Rainer Maria Rilke che scrive i Sonetti a Orfeo e Jean Cocteau che gli dedica i film Orfeo e Il testamento di Orfeo. E se non bastasse, dopo Calvino e Bufalino, anche Vecchioni, ai nostri giorni, ha scritto una canzone dedicata a Euridice, la sfortunata consorte del poeta che per lei ebbe il coraggio di scendere negli inferi. Insieme ci ricordano che Orfeo non muore e che il suo canto continua a incantare i cuori degli amanti, degli animali e delle piante", conclude Risaliti. Leggi Anche 20/03/2024 Buona la Prima ,Teatro. 15.09.2021 Al sostanziale connubio di Orfeo con il mondo della musica e della poesia sono dedicati una serie di concerti e reading poetici tuttora in corso. "Perché dire Orfeo è recitar cantando", dice Risaliti, "Pensiamo a Monteverdi, Gluck e poi a Stravinskij e a tanti altri compositori che hanno saputo far rinascere l’Incanto di Orfeo e le sue dolcissime, dolenti note nel corso dei secoli”. Allestimento della mostra a Palazzo Medici Riccardi, foto di Nicola Neri Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui Il tuo contributo per una grande missione:sostienici nel portare la parola del Papa in ogni casa Argomenti arte cultura Italia 24 luglio 2024, 13:26 Invia Stampa
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