Inchiesta Venezia, ex assessore Boraso resta in carcereSchlein,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella Conte e Renzi alla partita del cuore: i tre sono uniti nel referendum contro l'autonomia differenziata - Fotogramma COMMENTA E CONDIVIDI Quello che secondo Calenda è un ostacolo insormontabile, il quorum, per il resto del centrosinistra è ormai una sfida concreta mentre per le forze di governo potrebbe diventare a breve un rompicapo. Alla luce delle possibili modifiche al premierato, che ne rallenterebbero l’iter, il referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata, che potrebbe essere fissato tra aprile e giugno del 2025, si candida a essere il test politico spartiacque della legislatura. Lo hanno capito Schlein, Conte, Renzi, Magi, Fratoianni e Bonelli, da ieri ufficialmente in tour per la raccolta delle 500mila firme a sostegno del quesito. Un obiettivo che verrà raggiunto e superato, non c’è discussione, anche per l’impegno massiccio della Cgil e della Uil. E anche perché a inizio settimana dovrebbe arrivare la piattaforma on line, pubblica e gratuita, per la raccolta delle sottoscrizioni. L’immersione dei leader di Pd, M5s, Avs e Iv in mercati e piazze ha dunque già il sapore di preparare la partecipazione al referendum vero e proprio. Perché le consultazioni abrogative non hanno gran fortuna, si sa. Ma sull’autonomia, questo è l’auspicio anche di chi sta preparando la campagna di comunicazione, si potrebbe replicare quanto accaduto nel 2011 sull’acqua pubblica: allora il valore del tema superò le croniche diffidenze degli italiani verso il referendum abrogativo.Missione possibile superare il quorum del 50%, dunque, a patto che si verifichino due condizioni: che il Centro e il Nord non si sentano estranee e che il Sud partecipi con percentuali alte, almeno dal 60 in su.Nel momento in cui le previsioni di partecipazione nazionale dovessero lievitare rispetto ai livelli anemici delle ultime consultazioni abrogative, il problema-quorum passerebbe dal campo del centrosinistra al campo di centrodestra, costretto a interrogarsi sulla strategia: se invitare all’astensione - schema classico di chi vuole contrastare il fronte del sì - oppure rilanciare mobilitando gli elettori per il «no». Restare nel limbo sarebbe pericoloso per il governo.La giornata di ieri dimostra che Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli, Renzi e Magi la partita vogliono giocarsela per davvero. Schlein tuona da Perugia, dal centro dell’Italia, in una Regione al voto a breve, contro il «cinico baratto» tra autonomia e premierato. Giuseppe Conte invece è a Civitavecchia, dove torna ad avvertire contro la «secessione» che «farà soffrire ancora di più sanità, istruzione e trasporti». Bonelli e Fratoianni con il loro contributo si propongono di «ricucire l’Italia», mentre per Italia Viva ieri in prima linea si è messa Maria Elena Boschi, mentre Matteo Renzi scenderà il campo giovedì a Napoli a fianco al governatore De Luca (che ha già chiesto il referendum con la sua Regione, la Campania, e lo stesso hanno fatto anche Emilia Romagna, Toscana e Sardegna, in settimana si arriverà a cinque con l’aggiunta della Puglia). I leader si prendono le foto, ma sulla mobilitazione la parte del leone la sta già facendo Landini con la Cgil. Che ricorda l’obiettivo: «Raccogliere più firme possibili perché poi al referendum dobbiamo portare 25 milioni di italiani». E molti dovranno essere anche elettori di centrodestra del Sud, questa la sfida. Magari puntando sui dubbi che serpeggiano in Forza Italia (e anche in FdI) sui territori. Perciò Renzi è stato riaccolto nel campo largo senza apparenti problemi. I malumori, pur presenti, per ora restano nell’ombra perché la battaglia sull’autonomia, predica Schlein, ha bisogno della massima unità.
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