La famiglia Pancaroli e Med Store al Beach&Love, intervistaSharenting,investimenti baby influencer, età minima per l’accesso ai servizi digitali e social su tutti. Ma anche diritto all’oblio del minore una volta divenuto maggiorenne e destinazione dei proventi dell’attività online di un bambino. Sono tutti temi di confine, e tutti estremamente spinosi, sui quali le regole sono poche e confuse. Come hanno riportato negli ultimi anni le cronache e sentenze, per esempio, in situazioni che hanno a che fare con la pubblicazione di immagini di figli da parte di genitori non entrambi consenzienti, anche in Italia regna il caos.I disegni di legge su sharenting e baby influencerUn caos sul quale diversi disegni di legge intendono provare a mettere un po' di ordine. Attualmente ne sono stati depositati quattro alla Camera dei deputati e tre al Senato (stessi testi di tre delle quattro depositate alla Camera). Lo scorso mercoledì 26 giugno la Commissione IX Trasporti di Montecitorio ha avviato l’esame del cosiddetto ddl baby influencer-sharenting (numero 1771), di cui la prima firmataria è stata la deputata Gilda Sportiello del Movimento 5 Stelle, che è uno dei tre ddl depositati in entrambe le camere. A quell’esame è stato deciso di abbinare alla discussione anche altre tre proposte di legge: una presentata recentemente da Matteo Richetti di Azione (numero 1217) solo alla Camera, un'altra da Angelo Bonelli dei Verdi (1800) e l'ultima bipartisan con Marianna Madia del Partito democratico (1863) come prima firmataria alla Camera e Lavinia Mennuni (FdI) al Senato.I progetti di legge sono al centro non solo del dibattito, ma anche di un evento organizzato giovedì 11 giugno da Privacy Week alla Camera, il cui scopo è quello di educare e informare sugli impatto che la digitalizzazione avrà sulla quotidianità e sulla privacy di tutti, partner dell'iniziativa è il Bsd Legal, studio legale di Milano. Anche per approfondire i ddl e capire in quale direzione si procederà per la regolamentazione di questo settore.“Ci sono punti convergenti tra i vari disegni, motivo per cui è stata sicuramente condivisibile l’idea di trattarli unicamente in Parlamento – spiega Diego Dimalta, fondatore di Privacy Week e Bsd Legal -. Tutti i disegni, naturalmente, si occupano di tutela dei minori. Alcuni però prevedono di modificare il codice privacy, altri le norme sul lavoro minorile oppure la disciplina per l’utilizzo dei minori in televisione”. I punti su cui bene o male tutte le proposte concordano sono i seguenti, racconta l’esperto: “Necessità di inserire sistemi di ‘age verification’ sulle piattaforme in modo da evitare che i ragazzini si iscrivano autonomamente e aprano canali personali, avviare delle campagne di sensibilizzazione e il bisogno di introdurre tutele per i proventi derivanti dalle attività dei minori online. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, si soffermano tre dei quattro disegni [l'intervistato parla di quattro disegni complessivi considerando come tre quelli despositati in entrambe le camere con lo stesso testo, che formalmente sarebbero sei ddl, oltre alla proposta Richetti, nda]”. Ma come può essere legittimo sfruttare il lavoro di un minore all’interno del nostro quadro giuslavoristico e costituzionale? Chi lo decide? Anche su questo la maggior parte dei disegni introduce garanzie prevedendo sistemi di autorizzazione passando da autorità terze come l'Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), che si occupa di assicurare la corretta competizione tra gli operatori del mercato della comunicazione e tutela gli interessi degli utenti, o i Garanti dell’infanzia e della privacy.Quali sono le proposte per regolare gli influencerAl tavolo dell'Agcom le proposte sulle soglie per essere considerato un creator con grande seguito e le tutele per i minori. Al tavolo da Fedez a Casa Surace. Silenti le big tech. E assente Chiara FerragniCosa c'è nel ddl RichettiLa proposta di legge Richetti, per esempio, stabilisce tutele per i minori che accedono ai servizi online, innalzando di un anno (da 14 a 15 anni) l'età minima per il consenso digitale. Vi si individuano anche i servizi di comunicazione elettronica che comportano maggiori rischi per la salute fisica e mentale, nonché per la sicurezza e l'incolumità dei minori e il cui accesso viene ristretto in base all'età. Infine, la proposta assegna la responsabilità ai gestori dei servizi l'obbligo di adottare sistemi di verifica dell'età degli utenti e ne disciplina le relative sanzioni per i casi in cui questi sistemi non funzionino o non siano implementati.Cosa c'è nel ddl SportielloLa proposta di legge Sportiello si compone invece di cinque articoli e applica ai baby influencer alcune tutele giuslavoristiche, garantendo il deposito dei guadagni su conti intestati ai minori e gestiti da un curatore speciale fino al raggiungimento dei 18 anni. Riconosce inoltre il diritto all'oblio digitale ai fini della rimozione delle immagini dal web, se pubblicate quando il minore avesse meno di 14 anni. Sullo sharenting, la proposta prevede la necessità del consenso di entrambi i genitori per la pubblicazione sui social media delle immagini dei minori. In più, dispone l'obbligo per le piattaforme di questo genere di adottare un codice di regolamentazione per la diffusione di contenuti dei minori e promuove lo svolgimento di campagne di sensibilizzazione sui rischi legati all'uso dei social da parte dei minorenni. Infine, innalza l'età del consenso digitale da 14 a 16 anni.
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