Come sarà divisa l'eredità di Berlusconi: i figli si sono messi d'accordoL'Under 19 di Bernardo Corradi sta dimostrando che le giovanili azzurre esistono e sono pure buone. Il modello è la Spagna Alex Frosio Giornalista 20 luglio - 11:50 - MILANO L'estate è il tempo degli amori giovani,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock improvvisi e intensissimi. E allora ci pensano proprio i ragazzi a risvegliare l’affetto per i colori azzurri, sbiadito dalla moscia e deludente spedizione dei grandi all’ultimo Europeo. L’Under 19 di Bernardo Corradi, un anno dopo quella di Alberto Bollini e un mese dopo la 17 di Massimiliano Favo, ci fa ricordare che c’è anche un’Italia che sa vincere. Due vittorie nelle prime due sfide della fase finale dell’Europeo, qualificazione al prossimo Mondiale Under 20 già in cassaforte (e sarà la quarta presenza consecutiva, i giovani sanno come si fa...), semifinali da giocare la settimana prossima. Si fa in fretta ad affezionarsi a squadre così: il tacco di Pafundi, il destro a giro di Di Maggio, i guizzi di Zeroli, la formidabile doppietta di Camarda, che sale di categoria - all’inizio di giugno ha già conquistato da protagonista assoluto l’Europeo Under 17 -, gioca contro gente di due anni più grande di lui e non smette di far quel che sa far meglio, cioè segnare. Sarà anche vero che i veri fenomeni adolescenti o poco più hanno già smesso di frequentare le nazionali giovanili per salire al piano superiore, ma vedere il talento azzurro così in vetrina, apprezzabile anche dal grande pubblico (cosa purtroppo inusuale), risveglia un po’ di orgoglio nazionale. E ce n’è davvero bisogno. Intendiamoci, con Corradi in Irlanda del Nord, e un mese fa a Cipro nell’Under 17 che per la prima volta ha conquistato il titolo di categoria, non c’è un solo ragazzo che avrebbe cambiato il mesto destino della banda-Spalletti all’Europeo. Nessun salvatore della Patria azzurra (per quanto Pafundi, chissà...), perché nessuno di loro è ancora pronto e tutti devono giustamente seguire un percorso di formazione e maturazione che avrà tempi diversi da ragazzo a ragazzo. Ma forse sarebbe ora di cominciare a ragionare in prospettiva, come avremmo probabilmente dovuto iniziare a fare almeno dal 2017, se non ancora prima. futuro— I protagonisti dei prossimi Mondiali - sempre se ci qualifichiamo, ché ormai non c’è più certezza di niente - vanno cercati qui, tra questi ragazzi. Immaginate se la sera del 6 dicembre 2022, dopo l’eliminazione della Spagna contro il Marocco negli ottavi del Mondiale al termine di una partita che fu il manifesto del possesso palla più sterile e orizzontale possibile, qualche osservatore avesse avanzato questa ipotesi: per rilanciare la Roja, all’Europeo 2024 il nuovo ct dovrà puntare su quello sbarbato figlio di immigrati ghanesi che nell’Athletic Bilbao ha segnato i primi gol in Liga e su quel quindicenne del Barcellona che Xavi ha da poco fatto allenare con la prima squadra, perché sembra sia fortissimo. Magari c’è qualcuno che davvero la pensava così, e si sarà pure preso del visionario, se non del pazzo. Di certo, è stato lungimirante Luis de la Fuente, che i giovani li conosce bene, perché lo sbarbato e il quindicenne, ovviamente, sono Nico Williams e Lamine Yamal. E sappiamo come è finita a Berlino. Camarda nel 2026 sarà più “vecchio” dello Yamal dell’Europeo 2024. I giovani amori estivi spesso sono effimeri, ma danno l’impressione di essere per sempre. E di certo valgono la pena di essere vissuti. Calcio: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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