I passi indietro sull’aborto. Come le regioni di centrodestra hanno fatto da apripista

2024-12-20

Cambiamento climatico, il sondaggio: "Per il 67% è priorità"PALERMO - In epoca classica,trading a breve termine i templi seguivano sempre l'orientamento del sole. E anche stanotte, nella valle dei Templi di Agrigento, si è attesa l'aurora che ha illuminato di rosa la Via Sacra. Circa 300 spettatori sono entrati nella Valle immersa nella notte e hanno seguito una speciale visita guidata con i musicisti che apparivano come fantasmi ora tra le colonne del Tempio di Giunone, ora lungo le antiche mura, ora sotto un ulivo centenario per ritrovarsi dinanzi al maestoso Tempio della Concordia al nascere del sole. Non musicisti qualunque, ma il meglio del jazz italiano: il sax di Max Ionata ha accarezzato l'altare di Giunone e introdotto al Parco addormentato; scendendo la scalinata, al Giardino dei Giusti, la cantante partenopea Marina Bruno ha letto i versi che Kostantinos Kavafis ha dedicato a Itaca e al viaggio per mare; la tromba di Flavio Boltro ha discusso con la potenza scenografica della grande Akragas, per fermarsi sotto un ulivo e passare il testimone allo struggente contrabbasso di Enzo Pietropaoli. Gran finale al Tempio della Concordia con i quattro musicisti impegnati in un programma prezioso che ha percorso il Mediterraneo, strizzato l'occhio alla canzone popolare siciliana e reso omaggio al sito archeologico protetto dall'Unesco. "La Valle dei Templi è unica, sono tanti anni che suoniamo in tutto il mondo, ma è un'esperienza che resterà fino a quando campiamo. Creare altra bellezza in tanta bellezza sembrava quasi impossibile, noi ci abbiamo provato", raccontano sorridendo i musicisti. È una delle ultime tappe di un nuovo format di CoopCulture: Invenzioni a tre voci, ha debuttato al Castello di Miramare e dopo aver toccato diversi siti archeologici, è approdato ad Agrigento; domani, secondo capitolo siciliano tra i templi di Selinunte, poi domenica 11 agosto torna a Ostia Antica e chiude il 31 agosto a Ercolano. "È un progetto che permette di narrare l'archeologia attraverso la musica e viceversa - spiega Leonardo Guarnieri di CoopCulture - un modo per attraversare la bellezza italiana". Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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