Basilicata: ecco il nuovo Consiglio regionale - Tiscali Notizie

2024-12-15

Vinitaly, Cantina Ulisse: “Grazie alle istituzioni che hanno visitato lo Spazio Abruzzo” - Tiscali NotizieRicercatori australiani hanno compiuto un passo avanti significativo verso un semplice esame del sangue che sarà in grado di rilevare il rigetto di organi trapiantati (reni,criptovalute fegato, polmoni o cuore).Prima volta. Si tratta della prima identificazione (descritta in questo studio) di biomarcatori disfunzionali comuni a molteplici organi trapiantati, che apre la strada a un potenziale esame del sangue per la diagnosi precoce del rigetto in tutti i trapianti - uno strumento attualmente inesistente. Scienza Consumare alcol ad alta quota fa male al cuore Ulteriori ricerche potrebbero consentire a questi biomarcatori di distinguere anche tra diversi tipi di rigetto: problemi immunitari, insufficienza di sangue all'organo o riparazioni cellulari anomale.Il tutto acquista una prospettiva ancor più significativa se si considera il rigetto può avvenire in qualsiasi momento dopo l'intervento, anche a distanza di anni, rappresentando una minaccia costante per i pazienti.Addio biopsia? Finora i medici sospettano un rigetto quando ci sono segni di malfunzionamento dell'organo. Tuttavia a volte i pazienti non mostrano sintomi prima del suo insorgere, e l'unico modo per avere una diagnosi certa è sottoporre un paziente "sospetto" a una (invasiva) biopsia. Scienza Bastano 8 minuti di rabbia per aumentare il rischio di un attacco di cuore «Questa scoperta è fondamentale per sviluppare strategie volte a migliorare il tasso di successo di tutti i trapianti», spiega lo statistico Harry Robertson dell'Università di Sydney che ha guidato lo studio. Attualmente il tasso di successo a lungo termine di un trapianto varia a seconda dell'organo: 59% per i polmoni, 80% per il fegato, 82% per i reni e 73% per il cuore.Meno ansia. Un test del sangue affidabile per monitorare il rigetto potrebbe dunque migliorare queste performance e ridurre l'ansia costante provata dalla maggior parte dei pazienti che hanno ricevuto un trapianto di organo.

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