Lavoro e concorsiLunedì scorso il pellegrinaggio di chi ha subito abusi aveva raggiunto Bolzano - Collaboratori COMMENTA E CONDIVIDI Viaggia veloce su due ruote,BlackRock sessanta chilometri al giorno, l’inedito pellegrinaggio in bicicletta che da Monaco scende attraverso il Brennero verso Roma per sensibilizzare ad un “cambio di marcia” nell’attenzione agli abusi dentro la Chiesa, non solo sessuali. “Siamo in cammino! Chiesa, ti unisci a noi?” dice lo slogan delle quindici persone che su tandem e bici attraversano strade e piazze italiane; piegate sul manubrio sì, ma idealmente “a testa alta” perché sono state in passato vittime di abusi ma si espongono coraggiosamente per testimoniarne la gravità e la doverosa fatica di parlarne: «Vogliamo trasmettere una consapevolezza nuova nel contrastare questa piaga – hanno ripetuto l’altro ieri a Bolzano e ieri a Trento, accolti dai responsabili diocesani – avviando un percorso di cambiamento nel modo di relazionarsi con le persone colpite che come noi sono state colpite». Portano sulla maglietta sportiva il disegno di un cuore frastagliato, simbolo di ferite ancora aperte: «In questo cuore vediamo il segno dell’amore, ma anche della vulnerabilità. Vorremmo che il nostro cuore e quello di ogni vittima fosse guarito e in qualche modo restituito», ha detto appena sceso di sella il portavoce Richard Kich, a nome del Consiglio consultivo delle vittime di abuso dell’arcidiocesi di Monaco-Frisinga. Ad accogliere i ciclisti si è fatto trovare a Bolzano il “loro” cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, che li ha incoraggiati a “spingere” sulla necessità di vigilare, prevenire ed elaborare: «Continuate a pungolarci – ha detto il cardinale al Centro Pastorale di Bolzano, commentando il volantino che a Monaco vede ogni parrocchia invitata ad assumersi responsabilità contro la violenza – perché senza il vostro impegno che non demorde non saremmo arrivati fino a qui».I “ciclopellegrini” ne trovano testimonianza anche nell’accoglienza - “finora molto cordiale”, ci assicurano - riservata dalle comunità ecclesiali nel loro “Giro d’Italia” alternativo (dopo Verona altre tappe saranno Pesaro e Assisi, da seguire sul www.wir-brechen-auf.de) dove hanno riscontrato e rilanciato l’esempio di singole diocesi. «La vostra sosta qui a Bolzano ci provoca a rafforzare la nostra responsabilità – ha detto il vescovo di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser, presente anche il sindaco Renzo Caramaschi e la Garante dell’infanzia Daniela Holler – a non volgere lo sguardo da un’altra parte, ma ascoltare le vittime e le loro esperienze, esprimere concretamente la nostra solidarietà».Ben riconoscibile per il loro insolito messaggio fra i tanti bikers che approdano nella città del Concilio, ieri pomeriggio hanno lasciato la ciclabile e parcheggiato in piazza Duomo a Trento: «Vi diciamo grazie di cuore, perché con il vostro muovervi date un’ottima occasione per mettere ancora più in movimento la nostra Chiesa», ha detto loro il vicario generale dell’arcidiocesi, don Claudio Ferrari, anticipando quanto l’arcivescovo Lauro Tisi ha ripetuto loro in serata nella tappa a Rovereto. È stata Barbara Facinelli, responsabile diocesana del Centro di ascolto che raccoglie segnalazioni per il Servizio tutela minori istituito nel 2019, a sottolineare quanto questa testimonianza diretta può aiutare altre vittime a verbalizzare quanto vissuto, senza doverselo portare “come un segreto fino alla tomba”. Che consigli ci date? «Aiutate le persone a non avere paura, perché la paura ci blocca. Aiutatele a parlare a testa alta, cercando di mettervi empaticamente davanti alle loro storie, i nostri occhi all’altezza degli occhi degli altri». Annuiva pensoso l’anziano Dietmar Achtleitner, l’ottantenne amante delle bici che ha avuto l’idea d’invitare gli altri a raggiungere papa Francesco mercoledì prossimo a Roma per consegnargli il messaggio che portano nel cuore trafitto: «Vogliamo prenderti in parola Papa Francesco che ci incoraggi a far sì che l’abuso, sia nella Chiesa sia nella società, venga soffocato».
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